Recesso da un contratto: quando è possibile?
L’ordinamento consente il recesso contrattuale solo nei casi stabiliti dalla legge o dal contratto. Una panoramica delle principali regole e delle implicazioni giuridiche.

Che cos’è il recesso da un contratto
Il recesso è l’atto con cui una parte decide di sciogliere un contratto già concluso, senza necessità del consenso dell’altra parte. Non è però una facoltà sempre libera: il recesso è ammesso solo nei casi previsti dalla legge o da specifiche clausole contrattuali. Si tratta quindi di uno strumento che deve essere esercitato nel rispetto delle regole, pena l’inefficacia o la responsabilità per eventuali danni.
Recesso legale e recesso convenzionale
Il recesso può avere due diverse fonti:
• Recesso legale: è previsto direttamente dalla legge in alcune ipotesi, ad esempio nei contratti a tempo indeterminato o nei contratti conclusi a distanza con i consumatori.
• Recesso convenzionale: è pattuito dalle parti all’interno del contratto, attraverso una clausola che attribuisce a una o a entrambe la possibilità di sciogliere il rapporto.
In entrambi i casi, il recesso produce effetti dal momento in cui viene comunicato all’altra parte, secondo le modalità stabilite.
Il recesso nei contratti a tempo indeterminato
Nei contratti a tempo indeterminato, la legge riconosce la possibilità di recedere liberamente, con un congruo preavviso. Ciò vale, ad esempio, per i contratti di somministrazione continuativa di beni o servizi. L’idea è che nessuno possa essere vincolato a tempo indefinito senza possibilità di liberarsi dall’impegno. Il preavviso serve a tutelare l’altra parte, che deve avere il tempo di riorganizzarsi.
Il recesso nei contratti a distanza e fuori dai locali commerciali
Il Codice del Consumo attribuisce al consumatore il diritto di recedere entro un termine di 14 giorni dai contratti conclusi online, per telefono o fuori dai locali commerciali. Si tratta del cosiddetto diritto di ripensamento, che tutela il consumatore quando ha acquistato senza la possibilità di valutare direttamente il bene o il servizio. Questo diritto può essere esercitato senza dover fornire motivazioni e senza costi, salvo quelli di restituzione del bene.
Recesso nei contratti di locazione
Il conduttore può recedere dal contratto di locazione per gravi motivi, dando preavviso al locatore nei termini stabiliti dalla legge o dal contratto (di solito sei mesi). Il locatore, invece, ha possibilità più limitate e può recedere solo nei casi previsti dalla normativa, come la necessità di destinare l’immobile a sé o a familiari.
Recesso nei contratti di lavoro
Il recesso nel rapporto di lavoro si traduce nelle dimissioni da parte del lavoratore o nel licenziamento da parte del datore di lavoro. Anche in questo caso, il recesso deve rispettare termini di preavviso e regole specifiche. L’ordinamento tutela entrambe le parti, imponendo limiti per evitare abusi.
Recesso convenzionale: la clausola di recesso
Molti contratti contengono una clausola che attribuisce a una delle parti il diritto di recedere, a determinate condizioni. Questa clausola deve essere espressa chiaramente e rispettare i principi di buona fede e correttezza. Spesso è collegata a un corrispettivo, come una penale o la perdita della caparra, che serve a compensare l’altra parte per lo scioglimento anticipato.
Recesso e risoluzione: due concetti diversi
È importante distinguere tra recesso e risoluzione. Il recesso è una scelta unilaterale che scioglie il contratto, mentre la risoluzione è una conseguenza dell’inadempimento o di altre cause previste dalla legge. Nel recesso non vi è necessariamente una colpa di una delle parti: si tratta di una facoltà riconosciuta dall’ordinamento o dal contratto stesso.
Domande frequenti sul recesso da un contratto
Il recesso deve sempre essere comunicato per iscritto?
Nella maggior parte dei casi sì, per ragioni di prova. Alcune normative, come quella sul consumo, richiedono espressamente la forma scritta.
Se non rispetto il termine di preavviso, cosa succede?
La parte che recede senza il dovuto preavviso può essere tenuta a risarcire il danno all’altra parte, ad esempio per i mancati guadagni.
Il recesso è sempre gratuito?
Non sempre. Può essere collegato a penali, spese o alla perdita della caparra, se previsto dal contratto o dalla legge.
Posso recedere da un contratto firmato online?
Sì, se si tratta di contratto a distanza, entro 14 giorni, salvo eccezioni come i beni personalizzati o i servizi già eseguiti.
Se recedo, devo restituire ciò che ho ricevuto?
Sì, il recesso comporta la restituzione delle prestazioni già eseguite, salvo diverso accordo o previsione di legge.
Conclusione
Il recesso da un contratto è uno strumento che consente di sciogliere un vincolo giuridico senza dover attendere l’accordo dell’altra parte. Tuttavia, non è una facoltà libera e illimitata: occorre verificare se la legge o il contratto lo prevedono, rispettare le modalità e i termini stabiliti e, in alcuni casi, sostenere dei costi. Comprendere queste regole permette di esercitare il recesso in modo corretto, evitando contenziosi e garantendo il rispetto degli equilibri contrattuali.
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