Pignoramento dello stipendio: quanto possono trattenere
Quando un creditore avvia una procedura esecutiva sullo stipendio, la trattenuta non può mai azzerare il reddito del lavoratore. Scopri quali sono i limiti previsti e le tutele a disposizione.

Il pignoramento dello stipendio è una delle forme più comuni con cui un creditore cerca di recuperare quanto gli è dovuto. Non si tratta di una trattenuta arbitraria, ma di una misura che può essere disposta soltanto dal giudice a fronte di un credito certo e documentato.
Molti lavoratori, al ricevimento della notifica, si chiedono immediatamente: quanto potranno trattenermi ogni mese? La risposta dipende dal tipo di debito e dalla situazione personale del debitore, ma in nessun caso il lavoratore può essere privato interamente della propria retribuzione.
Limiti delle trattenute
• Debiti ordinari (finanziamenti, banche, fornitori): massimo un quinto dello stipendio netto.
• Debiti fiscali o previdenziali: la percentuale varia in base all’importo dello stipendio, ma resta sempre entro limiti stabiliti.
• Assegni di mantenimento per coniuge o figli: il giudice può autorizzare trattenute superiori al quinto, per garantire la tutela della famiglia.
Cumulo di più pignoramenti
Se ci sono più procedure in corso, la somma delle trattenute non può mai superare la metà dello stipendio netto. Questo limite rappresenta una garanzia minima di sussistenza per il debitore e la sua famiglia.
Pensioni e redditi bassi
Per pensioni e stipendi molto ridotti esiste una tutela aggiuntiva: viene sempre garantito un “minimo vitale” non pignorabile, che consente al debitore di far fronte alle spese essenziali.
Come difendersi
Chi subisce un pignoramento può verificare la correttezza della procedura, contestare l’importo richiesto o chiedere la riduzione della quota trattenuta in caso di eccessiva incidenza sul reddito. L’assistenza di un legale è fondamentale per valutare la legittimità del provvedimento e tutelare i propri diritti.
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