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Denigrazione di un concorrente: limiti e rimedi legali

La denigrazione di un concorrente è una forma di concorrenza sleale che colpisce la reputazione. Analisi dei limiti legali e dei rimedi a disposizione dell’impresa lesa.

Imprenditore che legge commenti negativi sullo schermo di un computer

Che cos’è la denigrazione di un concorrente

La denigrazione di un concorrente è una forma di concorrenza sleale prevista dall’articolo 2598 del Codice Civile. Si verifica quando un imprenditore diffonde notizie o giudizi negativi su un concorrente, con lo scopo di screditarlo e trarne un vantaggio competitivo sul mercato. Non occorre che le affermazioni siano false: anche notizie vere, se divulgate con modalità scorrette e lesive, possono costituire denigrazione.

Differenza tra critica lecita e denigrazione

La critica tra imprese è lecita quando è esercitata nel rispetto della verità e con modalità corrette. Diventa illecita quando degenera in un attacco volto a danneggiare la reputazione altrui. Alcuni esempi:
• Critica lecita: evidenziare le caratteristiche del proprio prodotto in modo oggettivo.
• Denigrazione illecita: diffondere voci su presunti difetti di qualità del prodotto di un concorrente, o insinuare scarsa serietà professionale.

Il confine è sottile, ed è il giudice a valutare se la condotta integri concorrenza sleale.

Forme di denigrazione più comuni
• Diffusione di notizie negative tramite comunicati, social network o stampa.
• Commenti denigratori durante trattative commerciali con clienti comuni.
• Confronti pubblicitari scorretti, che mettono in ridicolo o screditano il concorrente.
• Allusioni a presunte irregolarità fiscali, gestionali o organizzative.

Perché è vietata

La denigrazione è vietata perché contrasta con i principi di lealtà e correttezza che devono regolare la concorrenza. Non tutela solo il concorrente leso, ma anche il mercato e i consumatori, che devono poter scegliere i prodotti sulla base delle loro qualità, e non sulla base di informazioni distorte o diffamatorie.

Rimedi legali contro la denigrazione

Azione inibitoria

Chi subisce denigrazione può chiedere al giudice di inibire la prosecuzione della condotta illecita, ordinando la cessazione immediata delle dichiarazioni lesive.

Risarcimento dei danni

La vittima può chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali (es. perdita di clienti, riduzione del fatturato) e di immagine. In giudizio, il danno può essere provato anche per presunzioni, quando risulti evidente il pregiudizio arrecato.

Pubblicazione della sentenza

Il giudice può ordinare la pubblicazione della sentenza su quotidiani o riviste di settore, come forma di riparazione pubblica e deterrente.

Tutela cautelare

In casi urgenti, è possibile chiedere provvedimenti cautelari per bloccare subito la diffusione di notizie denigratorie, senza attendere la conclusione del processo.

Esempi giurisprudenziali

La giurisprudenza ha qualificato come denigrazione:
• la diffusione di lettere ai clienti che insinuavano scarsa affidabilità di un concorrente;
• dichiarazioni pubbliche che attribuivano all’impresa rivale pratiche scorrette non provate;
• pubblicità comparativa ingannevole che ridicolizzava il prodotto altrui.

Domande frequenti sulla denigrazione di un concorrente

Se le notizie diffuse sono vere, si può comunque parlare di denigrazione?
Sì. Anche la diffusione di notizie vere può essere illecita, se realizzata con modalità scorrette e al solo scopo di screditare.

La pubblicità comparativa è sempre denigrazione?
No. La pubblicità comparativa è lecita se oggettiva, verificabile e non ingannevole. È illecita se mira a screditare l’avversario.

Un singolo commento negativo basta per integrare la denigrazione?
Dipende dal contesto. In genere serve una condotta idonea a ledere la reputazione in modo significativo.

Il danno da denigrazione è difficile da provare?
Non sempre. La perdita di clienti, la riduzione delle vendite e il deterioramento dell’immagine commerciale sono elementi che il giudice può valutare anche in base a presunzioni.

È possibile agire in via cautelare?
Sì. La vittima può chiedere misure urgenti per fermare subito la diffusione di notizie lesive.

Conclusione

La denigrazione di un concorrente è una delle forme più insidiose di concorrenza sleale, perché colpisce direttamente la reputazione e la credibilità di un’impresa. Il nostro ordinamento offre strumenti efficaci per contrastarla: dall’inibitoria al risarcimento, fino alle misure cautelari. Distinguere la critica lecita dalla denigrazione illecita è essenziale per garantire un mercato fondato su correttezza e trasparenza.

Nota informativa

I contenuti di questa pagina hanno esclusivamente scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono parere legale né sostituiscono la consulenza personalizzata di un professionista, necessaria per valutare correttamente ogni caso concreto. La normativa può variare nel tempo e alcune informazioni potrebbero non rispecchiare più la disciplina vigente alla data di lettura. La consultazione di questo testo non instaura alcun rapporto professionale tra l’utente e lo Studio Legale Zardo. Lo Studio declina ogni responsabilità per scelte o iniziative assunte dal lettore sulla sola base delle informazioni qui riportate.

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