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Donazione ai figli: tra vantaggio e rischio

  • Immagine del redattore: avv. Emanuela Zardo
    avv. Emanuela Zardo
  • 4 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Donare oggi, senza compromettere domani


Nel contesto della pianificazione familiare, la donazione tra genitori e figli rappresenta uno strumento largamente utilizzato. Spesso è vista come un atto di liberalità utile a sostenere i discendenti in momenti strategici della vita: l’acquisto della prima casa, l’avvio di un’attività, il consolidamento patrimoniale. Tuttavia, ciò che in apparenza può sembrare una scelta premurosa e vantaggiosa, può rivelarsi, a distanza di anni, fonte di contenziosi, squilibri e liti ereditarie.

La ragione sta nel fatto che, nel nostro ordinamento, le donazioni non sono un gesto neutro o privo di effetti successivi. Al contrario, esse incidono profondamente sull’equilibrio della successione e sul rispetto dei diritti degli altri eredi. È per questo che donare non significa solo dare, ma anche progettare con attenzione.


Donazione non è successione anticipata


Una convinzione diffusa è che la donazione sia una “anticipazione dell’eredità”, ma questa visione è imprecisa. La donazione ha una sua autonomia giuridica, produce effetti immediati e non si configura come un testamento mascherato. Tuttavia, al momento dell’apertura della successione, le donazioni effettuate in vita dal de cuius possono diventare rilevanti per due motivi fondamentali:

  • la collazione, ossia il dovere dei figli e dei discendenti di conferire alla massa ereditaria quanto ricevuto, per garantire l’equità tra coeredi;

  • la riduzione, cioè la possibilità per gli eredi legittimari lesi nei loro diritti di chiedere che la donazione venga ridotta, se lesiva della quota di legittima.

Questi due istituti, collazione e riduzione, rendono evidente una cosa: la donazione non è immune da valutazioni retroattive, e può essere messa in discussione anche a distanza di molto tempo.


I rischi della collazione tra fratelli


Nel caso di più figli, le donazioni effettuate a favore di uno solo di essi – o in misura sproporzionata – possono generare, dopo la morte del genitore, richieste di collazione da parte degli altri eredi. Ciò significa che il donatario, anche se ha ricevuto in modo lecito e con l’accordo del donante, potrebbe essere tenuto a restituire – in natura o per equivalente – quanto ottenuto, affinché il patrimonio sia riequilibrato tra tutti i coeredi.

Il rischio principale, in questo scenario, è la disgregazione dell’armonia familiare. Spesso le contestazioni non nascono tanto dalla volontà di entrare in conflitto, quanto dalla percezione – reale o presunta – di uno squilibrio ingiusto. Una donazione non “spiegata” o non “bilanciata” può diventare, a posteriori, un germe di tensione tra fratelli o tra generazioni.

Per prevenire tutto ciò, è fondamentale documentare adeguatamente l’intento della donazione, indicare se essa è da intendersi in conto di legittima o meno, e valutare se ricorrere a strumenti di rinuncia alla collazione quando la legge lo consente.


Lesione di legittima: quando il dono diventa eccessivo


Il secondo profilo critico è quello della lesione della legittima. Se una donazione in vita ha intaccato – anche inconsapevolmente – la quota spettante agli eredi legittimari (ad esempio un altro figlio, il coniuge superstite), essa può essere impugnata anche molti anni dopo, con l’effetto di mettere in discussione trasferimenti immobiliari, quote societarie, disponibilità bancarie o altri beni patrimoniali.

Questo scenario è particolarmente delicato in presenza di famiglie ricomposte, coniugi successivi o figli di diversi rami: la percezione di un trattamento preferenziale può tradursi in un’azione legale per ridurre la donazione e ristabilire gli equilibri.

La questione assume rilevanza anche in ambito imprenditoriale: donare in vita una quota dell’azienda a un figlio operativamente coinvolto può avere senso strategico, ma deve essere fatto con consapevolezza del suo impatto successorio.


Donazione diretta e indiretta: due volti della stessa scelta


Non tutte le donazioni sono uguali. Oltre alla donazione diretta, formalizzata davanti al notaio con atto pubblico, esiste la donazione indiretta, più sfumata ma altrettanto efficace nei suoi effetti. Si pensi al genitore che paga direttamente l’acquisto della casa del figlio, o che versa una somma per intestare un bene a lui. Questi atti, anche se non formalizzati come donazione, possono essere ricondotti alla liberalità e rientrare nei conteggi successori.

Questo è un punto spesso sottovalutato: molte famiglie agiscono per prassi o per comodità, ma non si rendono conto che anche un “aiuto” economico può essere considerato a tutti gli effetti una donazione indiretta soggetta a collazione o riduzione.

Per questo motivo è sempre consigliabile formalizzare le intenzioni, anche con scritture private, dichiarazioni contestuali o clausole negli atti notarili, così da prevenire ambiguità e contenziosi futuri.


Prevenzione e metodo: le chiavi per una donazione consapevole


Donare è un atto nobile, ma nel diritto civile è anche un’operazione strutturale che produce effetti giuridici complessi. Una donazione mal pianificata può generare liti, disuguaglianze e addirittura l’annullamento di atti compiuti anni prima.

Per questo, ogni donazione rilevante andrebbe valutata con metodo:

  • analizzando la composizione del patrimonio;

  • considerando tutti i possibili eredi e la loro posizione giuridica;

  • definendo chiaramente se si tratta di anticipo su eredità o meno;

  • scegliendo, se del caso, forme contrattuali che escludano collazione o prevedano compensazioni future.

Nel diritto delle famiglie e delle successioni, la chiarezza è il miglior alleato della pace futura.



Conclusione

La donazione tra genitori e figli è un gesto che guarda al futuro. Ma proprio perché si proietta nel tempo, va affrontata con piena consapevolezza. La legge tutela gli equilibri successori, e ogni scelta fatta oggi può essere valutata domani alla luce di criteri di equità e proporzione.

Per questo, la donazione non è mai un atto isolato, ma parte di una più ampia progettazione patrimoniale e familiare. Pianificare bene significa donare in modo sicuro, evitando che un gesto di generosità si trasformi, un domani, in una frattura tra eredi.


donazione tra genitori e figli, con il passaggio di un bene materiale come simbolo della trasmissione patrimoniale e dei suoi effetti successori.
Donazioni e successione. Un gesto di generosità tra genitori e figli che, senza pianificazione, può generare squilibri futuri.


 
 
 

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