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Accordi tra eredi. Rinunce, patti, blindature: come evitare contenziosi futuri

  • Immagine del redattore: avv. Emanuela Zardo
    avv. Emanuela Zardo
  • 21 ago
  • Tempo di lettura: 2 min


Nel complesso equilibrio del patrimonio familiare, ciò che viene lasciato in eredità non è solo un insieme di beni, ma anche aspettative, memorie, promesse (esplicite o taciute) che si sono sedimentate nel tempo. È per questo che il momento successorio, se non gestito con metodo, diventa spesso un terreno di conflitto. Fratelli che non si parlano più, immobili contesi, aziende paralizzate per mesi: scenari purtroppo frequenti. E quasi sempre evitabili.


Le parole non bastano


Una delle illusioni più pericolose nelle famiglie è pensare che “tanto andranno d’accordo”. Come se il legame di sangue potesse, da solo, neutralizzare l’effetto di una divisione ereditaria mal impostata. Ma la storia insegna che non è così. Anche tra parenti un tempo affiatati, l’assenza di regole chiare genera fraintendimenti, aspettative tradite e, nei casi peggiori, vere e proprie battaglie legali.

Il ruolo delle rinunce


In alcuni casi, un figlio o un parente può decidere di rinunciare all’eredità per motivi personali, morali o patrimoniali. Questa scelta, se consapevole e ben strutturata, può facilitare gli equilibri familiari, specie in presenza di patrimoni aziendali o immobiliari indivisibili. La rinuncia, tuttavia, non è uno strumento da prendere alla leggera: comporta effetti giuridici rilevanti, e può incidere sulla posizione degli altri coeredi o di eventuali discendenti.


I patti e le blindature tra familiari


Molto più spesso, le famiglie si affidano a patti interni, verbali o scritti, che regolano la futura divisione dei beni. In alcuni casi si tratta di accordi di massima (“la casa resterà a tua sorella, in cambio tu avrai il magazzino”), in altri si formalizzano vere e proprie scritture private o patti di famiglia. Quando costruiti con lucidità e con il supporto di un legale, questi strumenti possono blindare la volontà familiare e prevenire conflitti futuri.

Altri strumenti utilizzati, specie in presenza di aziende o beni rilevanti, sono:

  • Clausole di stabilità inserite negli atti societari o nei patti parasociali;

  • Riconoscimenti economici anticipati a titolo di conguaglio;

  • Donazioni vincolate o soggette a clausole sospensive.

Tutti strumenti che, se ben orchestrati, creano un quadro stabile e difficilmente contestabile in futuro.


Il notaio e il legale: alleati nella pianificazione


Il successo di un accordo tra eredi non si basa solo sul buon senso dei familiari, ma sulla capacità di tradurre quelle volontà in un impianto giuridico chiaro, coerente e duraturo. È qui che entrano in gioco il notaio e l’avvocato: figure complementari nella costruzione di un patto di equilibrio.

  • Il notaio assicura la validità formale degli atti e la corretta interpretazione normativa.

  • L’avvocato, dal canto suo, presidia il profilo strategico: individua i punti deboli, prevede possibili criticità, propone soluzioni ad hoc e media tra posizioni differenti.


Una logica preventiva, non riparativa


Spesso le famiglie si rivolgono al legale quando ormai il conflitto è esploso. Ma il diritto, se ben usato, è soprattutto uno strumento preventivo. Significa costruire oggi le condizioni per non litigare domani. Con regole chiare, equilibri condivisi e responsabilità ben definite.

Evitare contenziosi tra eredi non è solo una questione di legge: è un atto di cura verso il patrimonio costruito, e verso i legami familiari che lo attraversano.


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Dietro ogni accordo solido c’è una trattativa lucida, protetta e consapevole. Nel diritto, come nella vita, la prevenzione evita il conflitto.


 
 
 

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