Divorzio giudiziale: fasi e conseguenze
Il divorzio giudiziale rappresenta lo strumento previsto dall’ordinamento per lo scioglimento del matrimonio civile o per la cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario nei casi in cui non sia possibile addivenire a un accordo tra i coniugi.
Si tratta di un procedimento contenzioso, che si distingue dal divorzio congiunto per la necessità di demandare al tribunale la decisione sulle condizioni relative alla cessazione del vincolo.
Presupposti e avvio del procedimento
Il divorzio giudiziale può essere richiesto da uno dei coniugi quando:
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non vi sia consenso sull’instaurazione del divorzio;
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vi siano contrasti riguardanti i figli minori o non autosufficienti;
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sussistano divergenze in materia di assegni economici o di assegnazione della casa familiare;
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siano emerse condotte tali da rendere impossibile un accordo.
Il procedimento si introduce mediante ricorso depositato presso il tribunale competente per territorio, cui segue la fissazione di un’udienza presidenziale.
La fase presidenziale e i provvedimenti temporanei
All’udienza presidenziale i coniugi vengono sentiti personalmente dal giudice, che può emettere provvedimenti temporanei e urgenti relativi alla tutela dei figli e alla regolamentazione provvisoria dei rapporti economici e patrimoniali.
Tali provvedimenti restano efficaci fino alla pronuncia della sentenza definitiva.
L’istruttoria
Segue la fase istruttoria, nella quale il tribunale può acquisire documenti, disporre accertamenti patrimoniali e reddituali, assumere prove testimoniali ed eventualmente disporre consulenze tecniche, qualora lo ritenga necessario per la decisione.
La durata di tale fase dipende dalla complessità della causa e dal grado di conflittualità tra le parti.
La decisione
Esaurita l’istruttoria, il tribunale pronuncia la sentenza di divorzio.
Con essa viene dichiarata la cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso ovvero lo scioglimento del matrimonio civile, e vengono definiti i rapporti tra i coniugi e con i figli.
La decisione riguarda, in particolare:
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l’affidamento e il collocamento dei figli minori,
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la misura e le modalità del mantenimento,
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l’eventuale assegno divorzile in favore di un coniuge,
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l’assegnazione della casa familiare,
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la divisione dei beni comuni ove sussistente.
Tempi del procedimento
Il divorzio giudiziale ha una durata variabile, che può andare da uno a tre anni, con possibilità di tempi più lunghi nei casi di particolare complessità o conflittualità. La durata complessiva dipende sia dal carico di lavoro del tribunale sia dall’ampiezza delle questioni controverse.
Differenze rispetto al divorzio congiunto
A differenza del divorzio congiunto, caratterizzato dall’accordo delle parti e da una tempistica contenuta, il divorzio giudiziale comporta:
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tempi sensibilmente più lunghi,
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costi più elevati,
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un maggiore grado di conflittualità,
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l’impossibilità per le parti di autodeterminare integralmente le condizioni, demandate al giudice.
Conclusioni
Il divorzio giudiziale costituisce un passaggio complesso, necessario quando non sia possibile raggiungere un accordo tra i coniugi.
Pur presentando tempi e oneri più significativi, garantisce comunque la definizione giudiziale dei rapporti personali ed economici, nonché la tutela dei diritti dei figli e del coniuge più debole.
Studio Legale Avv. Emanuela Zardo
📍 Riceve a:
Montebelluna (Treviso)
Castelfranco Veneto (Treviso)